giovedì 23 aprile 2020

Uno con un cane che gli starnutisce in faccia

0

Ogni tanto mi metto davanti al computer, apro l'editor di Blogger (o di Wordpress) e mi sento un poco Carrie Bradshaw. Poi ora ho anche una tazza di Starbucks di fianco al MacBook Pro, sapete, di quelle uguali a quelle di carta, ma riutilizzabile, quindi doppiamente boho chic.

Peccato che ne capisca poco o niente di amore e relazioni (e vabbè, la similitudine con Carrie c'è), sono in pigiama di Primark con le palline nell'interno coscia, bevo tea detox per illudermi che mi si possa sgonfiare la pancia e sono al giorno boh di una quarantena che sembra non voglia finire mai. Però il mio computer è più figo del suo (solo perché più nuovo).



Non lo so perché di questo preambolo assurdo, per scrivere cosa poi? Che son tre ore che sto pensando al cane che starnutisce in faccia a questo deficiente.

Sarà la quarantena che mi sta facendo male. Sarà che il ritrovato tempo libero mi sta facendo viaggiare con la fantasia più del dovuto.

È da settimane che apro e chiudo i CMS, scrivo due righe, le cancello. O mi fermo al titolo. Non avevo così tanto tempo a disposizione da secoli, eppure non riesco a fare granché.

Certo, il tempo per immaginarmi di essere in quarantena con Evans, quello lo trovo. Farmi male a questi livelli, sempre, non facciamoci mancare nulla.

Poi lui posta foto come queste e io cosa dovrei fare, di grazia?
Mettermi a fissare fuori dalla finestra, nel vuoto e pensare.
Pensare che, se alla nostra età, siamo ancora single e senza una ruga in faccia è perché ancora non ci siamo trovati.

Penso di tornare a Boston (eh sì, nei quasi due anni che non scrivo più su questo blog - più avanti magari vi scrivo anche perché - mi ci sono sono fatta una gita fuori porta), una volta che tutto sto casino finirà. E poi, naturalmente, parte il trip stile Notting Hill (note to self: comprare succo d'arancia in tazza di polistirolo da asporto).

Penso a tante cose stupide, ma che in mezzo al delirio più totale in cui ci troviamo, mi fanno stare bene. Dopo quel primo, bellissimo viaggio a New York sono successe un paio di cose che mi hanno ferita, molto ferita. E lui è sempre stato qui, non mi ha mai mollato un secondo. E sta qui anche ora, in questo momento di incertezza, di paura.

Grazie. Per esserci sempre, anche se tu non lo sai.

0 commenti:

Posta un commento